mercoledì 27 maggio 2020

COSTO TERRENI AGRICOLI IN ROMANIA, PREZZI ANCORA BASSI MA C'E UN PERO' ........... VEDIAMO UN PO'

In altre nazioni dell'Europa parliamo di prezzi che in alcuni casi sono superiori di circa 30 volte rispetto alla Romania. Incredibile ?!

I piu' recenti studi effettuati dall'Eurostat, l'ufficio statistico della Comunita' Europea dimostrano come la Romania ha in vendita i terreni agricoli al miglior prezzo rispetto a tutto il resto dell'Europa. In questo momento a livello nazionale in Romania la media e' di circa 2500 euro / Ettaro.

Se facciamo un paragone con una nazione come l'Olanda per esempio scopriamo che in questa nazione la media di un ettaro in vendita e' di 63.000 euro. Diciamo molto lontano dai 2500 euro della Romania ... A questo punto arriva il bello ............ ma perche' questa differenza se anche la Romania e' in Europa ?

Se parliamo con l'organo competente dell'Unione Europea che monitorizza i prezzi dei terreni in Romania e nel resto dell'Europa e chiediamo le motivazioni concrete di tale differenza la risposta e' che in linea generale il valore dei terreni si determina generalmente in funzione dei seguenti coefficienti che ne determinano il prezzo :

  • Legislazione locale sui terreni agricoli
  • Condizioni Regionali Locali [ clima, qualita' del terreno,inclinazione, grandezza della parcella]
  • Richiesta / Offerta

Per la Romania pero' possiamo stabilire senza paura di essere contraddetti che la principale causa del basso costo dei terreni e' proprio la mancanza di richiesta. Avete capito bene .... " LA MANCANZA DI RICHIESTA DA PARTE DI INVESTITORI " sia stranieri e locali. Le generazioni di giovani Rumeni non hanno il minimo interesse di investire il proprio tempo e le proprie energie nella lavorazione di terreni agricoli, oggi preferiscono un posto fisso in una delle molte multinazionali aperte in Romania,o c'e' sempre la speranza che non muore mai di un posto pagato meglio in un altra nazione Europea. [ Romeni registrati in Italia 1.100.000 / 2018 ] .

A livello Europeo la Romania con i suoi 12,5 milioni di ettari di terreno agricolo si piazza al 6 posto in Europa, dopo la Francia [ 28 milioni di ettari ], Spagna [ 23,2 milioni di ettari. ], Germania 15,2 milioni, Polonia 14,4 milioni di ettaro.

I motivi per spiegare questo fallimento si possono sintetizzare cosi :

  • Giovani Romeni non piu' interessati a lavorare la terra.
  • Investimento iniziale per trattori,semi etc ancora troppo oneroso per molti giovani imprenditori.
  • Metodi e mezzi ancora troppo obsoleti per lavorare la terra Romena.
  • Mancanza di una vera richiesta da parte di investitori stranieri che a parte alcuni colossi che hanno acquistato migliaia di ettari in Romania ancora stentano a credere che si potra' organizzare una vera azienda agricola in condizioni ancora piuttosto precarie se paragonate con altri stati Europei.


Tuttavia ......... l'Italia non ha mai mollato la presa e crediamo non la mollera' mai, nell'acquisizione dei terreni siamo stati e siamo una realta' da sempre importantissima per la manodopera locale.

"Sono più di mille le aziende agricole italiane trasferitesi nell'ex paese dell'est"

La corsa alla terra ha continuamente fame di nuove destinazioni. L'ultima pare sia la Romania, che da sola rappresenta il 12,5 % di terreno agricolo di tutta l'Unione Europea e dove l'accaparramento di suolo libero da parte di investitori stranieri è in continuo aumento. Tra questi spiccano gli agricoltori italiani i quali, vuoi per il costo elevato della terra, vuoi per la mancanza di accesso al credito e per la burocrazia schiacciante, dall'Italia si sono trasferiti in Romania dove è oggettivamente più facile avviare un impresa.

Sono 1174 le aziende agricole italiane registrate (fonte ICE) che coltivano il 25% del suolo agricolo romeno, circa 200mila ettari. In alcune zone gli italiani rappresentano il 50% delle aziende straniere, come nel distretto di Timis, il cui capoluogo Timisoara è conosciuto come l' “ottava provincia veneta” tanti sono gli agricoltori provenienti da quella regione. Nel Timis ci sono 135 aziende italiane che fanno capo a 30mila ettari.

Nonostante il suo chernozem fertilissimo (secondo alcuni quattro volte superiore al suolo italiano) le imprese straniere coltivano solo mais, grano, colza e girasoli. Sono le colture meno costose e vengono destinate a una fitta rete di intermediari. La Romania ha una pressione fiscale del 16% e un costo del lavoro basso secondo gli standard europei. Ma ciò che attrae rimane il prezzo irrisorio del terreno. «Nel 2003 la terra costava 150 euro l'ettaro» racconta Marco Oletti, imprenditore agricolo e Viceconsole onorario di stanza a Craiova, nuova zona di migrazione italiana «contro una media italiana di 30mila euro. Fu allora che acquistai qualche centinaio di ettari e quando si sparse la voce altre persone mi chiesero di comprare terra per conto loro e di rivenderla a prezzi maggiorati. Diventò il mio lavoro, creai un'agenzia di consulenza e tutt'ora mi occupo di vendere e comprare terreni accorpati».

L' “accorpamento” è un processo indispensabile per chi vuole fare agricoltura convenzionale: oggi la Romania è ancora divisa in milioni di strisce - che gli italiani più nostalgici chiamano 'lasagne' - fette di terreno non più larghe di 7-8 metri. Una frammentazione retaggio del periodo transitorio tra la caduta del regime e l'instaurarsi del nuovo governo il quale divise il terreno agricolo in tanti piccoli appezzamenti equamente assegnati ai contadini delle ex-cooperative statali. Una scelta che se da un lato ha permesso a chiunque di avere un pezzo di terra per l'autosostentamento, dall'altro ha contribuito a mantenere l'agricoltura un'attività pressoché rurale, di sussistenza.

L'accorpamento non è una pratica semplice. La trafila burocratica per mettere insieme i certificati di proprietà richiede parecchio tempo e fino al 2007 la Romania non ha mai avuto un catasto. Ma ciò non ha fermato il mercato della terra: oggi i proprietari con meno di un ettaro sono diminuiti del 14% mentre le grandi aziende che gestiscono decine di migliaia di ettari sono aumentate del 35%.

Mauro e Adriano hanno 28 e 29 anni e sono qui da dieci da quando, terminati gli studi in agraria, il padre comprò loro della terra al confine con la Bulgaria e disse: “Questa è la vita. Andatevela a prendere”. I due fratelli hanno preso alla lettera l'invito e oggi coltivano 300 ettari. Ma per essere considerati 'grandi' devono avere ben altri numeri. Ad esempio quelli di Antonio che coltiva 5000 ettari nella campagna intorno a Scorniçesti, paese natale di Nicolae Ceaușescu. Antonio ha 62 anni e cede la sua proprietà per 8 milioni di euro (in Italia ne varrebbe almeno 40, dice Oletti).

Generalmente l'italiano ce l'ha con il romeno perché «ruba al padrone» racconta Totò, un agricoltore siciliano «pensando di fare un buon affare; invece non capisce che ha la possibilità di avere un lavoro e che noi siamo portatori di benessere». Totò è emigrato perché intorno ad Agrigento non c'era più spazio per allargare la sua proprietà. «Mia figlia mi disse che la Romania le sembrava un albero pieno di frutti pronti per essere raccolti». Ora stanno cercando di portargli via i campi ma lui ha già trovato nuove vie su cui investire: con un suo conterraneo ricoprirà terreni di pannelli fotovoltaici. Lo stesso conterraneo è in Romania perché in Italia le banche non gli concedono più credito: «Strade, ponti, autostrade: in Romania ci sono un mucchio di cose da fare».

Produrre energia è un'evoluzione degli affari conclusi sui campi dei romeni. Oltre al fotovoltaico a terra ci sono le centrali a biomasse. Domenico Pisano è un agronomo calabrese di 40 anni e nelle sue due aziende sta sostituendo progressivamente le coltivazioni di mais con la colza da cui trae il trinciato destinato ad “alimentare” questi impianti: «Riconosco che è un controsenso sottrarre coltivazioni al comparto alimentare per produrre energia. Ma io non sono padrone della mia azienda: lo è il mercato. E se il mercato va in quella direzione io, se voglio continuare a lavorare, devo seguirlo».


Nel 2007, anno in cui la Romania è entrata a far parte della Comunità Europea, il Governo sentenziò che solamente aziende di diritto romeno potessero acquistare o affittare terra su suolo nazionale. Ma le aziende straniere hanno trovato dei soci romeni aggirando l'ostacolo. Ora non ce ne sarà più bisogno perché dal 2014 la legge decadrà. Molte compagnie stanno già scalpitando come cavalli da corsa ai blocchi di partenza, pronte a sfrecciare verso la conquista di terre incolte. Tra queste anche alcune multinazionali, tra cui la Rabobank, colosso olandese, e la Lukoil, azienda petrolifera russa che già monopolizza le pompe di carburante romene. I due colossi lavorerebbero la terra per produrre grano. Il motivo? Un funzionario della Rabobank che sta facendo affari con Oletti ha commentato così l'investimento: “I cinesi hanno cominciato a mangiare pane. E dato che quando si parla di cinesi si deve moltiplicare per miliardi di soggetti, abbiamo bisogno di grandi quantità di terreno per produrre sufficienti quantità di grano”. Insomma, la Romania sta diventando il nuovo 'granaio d'Europa' destinato però al mercato orientale.

Tutto questo ha ovviamente fatto lievitare i prezzi di mercato dei terreni. Se fino a dieci anni fa un ettaro costava duecento euro appena, oggi siamo passati a una media di 2500. Che rimane sicuramente poco per un investitore straniero ma che è del tutto fuori portata per la maggior parte dei contadini il cui stipendio medio in campagna si aggira intorno ai 100 euro appena.

Nel suo studio “L'accaparramento di terre in Romania: minaccia per i territori rurali”, l'esperto francese Judith Bouniol sostiene che ciò che sta accadendo in Romania comporterà non solo il controllo delle risorse da parte di pochi grandi investitori, in larga parte stranieri, ma conferirà loro pure il potere di decidere sull'uso di questi terreni causando una progressiva perdita della sovranità alimentare da parte del governo. Parlare di land grabbing è complicato, ammette Bouniol, dal momento che le persone non sono costrette a lasciare la loro terra, anzi la popolazione rurale, in larga parte anziana e vulnerabile, è generalmente entusiasta quando arrivano massicci investimenti di questo tipo. In definitiva l'impresa si trova davanti a contadini ben contenti di guadagnarsi qualcosa vendendo o affittando la propria terra.

“Tuttavia” scrive Bouniol “la legalità apparente di questo fenomeno è guidato da un guanto di velluto che maschera l'aggressività di un pugno di ferro”. Intanto l'esodo verso le città è in continuo aumento (la popolazione rurale è passata da essere l'80% della popolazione nazionale al 45%) e si stima che il 6% (700.000 – 800.000 ettari) di suolo agricolo romeno sia già in mano a soggetti transnazionali.

Un processo visto con favore dal governo e sovvenzionato dall'UE. Dal 2000 al 2006 la Romania ha ricevuto 150 milioni di euro a fondo perduto per progetti di ammodernamento delle strutture agricole finiti quasi tutti in tasca ai progetti di larga scala.

Nel 2012 l'Europa ha coperto per intero il costo di affitto dei terreni favorendo con soldi pubblici le aziende agri-business oriented. Per non parlare di come sono state distribuite le risorse: su 500 aziende, l'1% ha ricevuto la metà dei fondi disponibili; all'altra metà è andata il restante 99%. Inoltre, quasi tutti i contributi per il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (2,9 miliardi) sono stati erogati a quelle imprese capaci di mettere sul tavolo una cifra pari a quella richiesta: ciò significa che i piccoli contadini, a cui spesso non vengono erogati prestiti dalle banche per mancanza di garanzie, non hanno beneficiato di nessun aiuto allo sviluppo. Se ci aggiungiamo che recentemente la Banca Nazionale Rumena (BNR) ha proposto di stabilire tasse punitive per forzare i piccoli agricoltori a fondersi o vendere le loro strisce di terra, si può dire che lo sviluppo agricolo romeno ha la strada dell'industrializzazione già ben spianata.  

Conclusioni :

Ambasciatore Brasioli, settore agricolo chiave per crescita del paese :

Quello agricolo è un settore chiave per la crescita della Romania e per la crescita imprenditoriale italiana, che è già forte. Lo detto a “Nova” l’ambasciatore italiano a Bucarest, Diego Brasioli, a margine della conferenza “Il futuro dell’agricoltura in Romania fra strumenti comunitari e finanziari”, che si è svolta questa mattina presso la camera di Commercio italiana in Romania. Gli investimenti principali "riguardano il settore dei cerali, degli allevamenti, della produzione dei formaggi, e il settore vinicolo - ha continuato Brasioli - . Importantissima è anche la presenza di gruppi italiani di fama internazionale attivi nella produzione di macchinari agricoli". L’Italia è molto presente, ha detto l'ambasciatore, "ma può fare ancora molto per contribuire allo sviluppo della filiera agricola romena, grazie al ruolo di leader che in alcuni settori specifici di questo campo è giocato dalle nostre aziende. Basti pensare al settore idrico, fondamentale, così come all’industria della conservazione".

Il nostro paese ha anche un altro primato: "Occupa, in Romania, la prima posizione nella classifica dei paesi che investono in territori agricoli - ha spiegato Brasioli -. Se prendiamo il totale della superficie agricola in Romania detenuta da stranieri, un quarto fa capo a investitori italiani. E' una quota cospicua, che caratterizza la volontà dei nostri investitori non solo di detenere terreni, ma anche di farli fruttare svolgendo attività produttive". Per far crescere il flusso di investimenti italiani in Romania, ha concluso Brasioli, "si guarda con grande attenzione a quanto la Romania sta facendo su due settori specifici: lo snellimento delle procedure di erogazione dei fondi comunitari e l’identificazione dei terreni nel sistema di accatastamento”.

Se cerchi un terreno in Romania siamo a disposizone - www.consulenzaromania.eu

martedì 26 maggio 2020

TRASFERIRSI E LAVORARE IN ROMANIA - GUIDA E CONSIGLI

Vivere e lavorare in Romania? Sembrerà a molti dei nostri lettori una scelta insolita, ma i numeri raccontano una storia completamente diversa.

Un paese che per anni è stato fuori dai nostri orizzonti, soprattutto al momento di prendere una scelta su dove emigrare, ha fatto negli ultimi anni passi da gigante, complice l’entrata nell’Unione Europea e l’accesso all’economia di mercato internazionale.

Perlomeno nelle grandi città dunque, si parla di una Romania radicalmente diversa da quella che eravamo abituati a vedere fino a qualche anno, cosa ha cominciato ad attirare capitale e lavoratori che dal nostro Paese hanno cominciato a trasferirsi, con sempre più insistenza e frequenza, proprio in Romania.

Vediamo insieme quali sono le possibilità per gli italiani in Romania, se si può o meno vivere in Romania da pensionato, quali sono gli stipendi medi, le condizioni di vita, le possibilità per chi vuole svolgere a Bucarest o in qualunque altra città della Romania la sua professione.

Un primo passo necessario: liberarsi dai luoghi comuni

La Romania non occupa un bel posto nel nostro immaginario: è stata per decenni paese di regime comunista, estremamente povero e chiuso, con pochissime possibilità da offrire tanto a chi era nato nel paese, tanto a chi invece ci si trasferiva (casi che comunque si contavano davvero sulle dita di una mano).

Il paese ha però fatto passi importantissimi, che lo hanno rapidamente trasformato in un:

  • centro di attrazione per i capitali che arrivano da tutto il mondo;
  • importantissimo centro di produzione per il tessile, per il legname, per gli alimentari, per il materiale tecnico e anche per la gestione di servizi importanti;
  • luogo dove si possono godere di diritti fondamentali in linea con quelli dettati dall’Unione Europea.

Bisognerebbe dunque sgombrare la mente da quelli che sono i vecchi pregiudizi che riguardano la Romania: soprattutto in città non la povertà non è più diffusa, la mentalità di mercato ha rapidamente preso piede, si guadagnano stipendi accettabili (soprattutto a Bucarest) e la competenza del personale è di buona qualità.

BUCAREST

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Una cultura ricca e complessa

Va riconosciuto inoltre alla Romania il fatto di possedere una cultura estremamente ricca e complessa, punto di incontro di due mondi altrimenti molto distanti, come quello latino/romano, che ha fatto da base sia per il nome del paese sia per la lingua che viene parlata ai giorni nostri e quello slavo, del quale la Romania ha subito l’influenza anche e soprattutto per ragioni di carattere geografico e politico.

Servono visto / permesso di soggiorno / permesso di residenza per vivere e lavorare in Romania?

La Romania è membro pieno dell’Unione Europea e per questo motivo non sono necessarie le complicazioni burocratiche che invece incontreremmo emigrando al di fuori dell’UE.

Questo vuol dire che si può rimanere nel paese senza alcun tipo di problema fino a 90 giorni, e che poi sarà semplicemente necessario recarsi allo sportello per i servizi per gli stranieri e richiedere il permesso di soggiorno.

Una procedura semplice, che comporta soltanto l’essere in possesso di una carta d’identità valida per 6 mesi, o di un passaporto.

La lingua romena: è difficile da imparare?

Per trasferirsi in questo paese è necessario imparare il rumeno.

Abbiamo parlato già sulle pagine della nostra testata della lingua romena, anche se potrebbe giovare ripetere, almeno a grandi linee, i fondamenti e gli ostacoli che potrebbero presentarsi:

  • è una lingua romanza, ovvero una lingua che deriva dal latino: è un enorme vantaggio per chi parla italiano, dato che presenta grandi affinità, sia a livello di grammatica, sia a livello di dizionario, con la nostra madrelingua;
  • c’è un’influenza molto marcata delle lingue slave: non sarà però un problema, con un po’ di studio potremo imparare anche le parole ce sono distanti dalla nostra madrelingua;
  • moltissimi rumeni parlano italiano e questo è un bene e un male allo stesso tempo: ci spingerà ad imparare la lingua più lentamente, soprattutto se ci circonderemo di parlanti italiano; sarà però più facile apprendere il romeno data proprio la vicinanza di cui abbiamo appena parlato.

Romania: Bucarest ma non solo

Chi pensa a spostarsi per vivere e lavorare in Romania non può che pensare in prima istanza a Bucarest.

Dopotutto è la capitale politica, economica, il centro nevralgico del paese, quella dove si trovano i lavori di livello più alto, le migliori università (anche se come vedremo non le uniche), il top che questo curioso paese è riuscito a raggiungere, per questo molti italiani ambiscono a studiare ad esempio per diventare avvocati in Romania.

Bucarest è una città moderna, che offre trasporti pubblici di livello, buona sanità pubblica e privata, un buon sistema scolastico e ottime possibilità di business.

Una città che però, come abbiamo anticipato, è sicuramente tra le più care della Romania, cosa che potrebbe essere di interesse per chi vorrebbe invece emigrare nella capitale rumena per creare posti di lavoro e per gestire la propria attività.

Bucarest è una città inoltre dove la concorrenza, soprattutto per i servizi locali, è estremamente combattiva e dove si riescono a portare soltanto margini estremamente risicati: da tenere assolutamente in conto se il nostro obiettivo è quello di lavorare in Romania a 360°, ovvero producendo beni e servizi nel paese, per poi comunque venderli in loco.

Vivere a Bucarest come dipendente: stipendio medio Romania

C’è spazio per vivere a Bucarest anche come dipendente. Quello che però teniamo a sottolineare prima di aprire la questione è che la capitale è molto poco conveniente per chi guadagna stipendi.. rumeni.

Chi invece sarà assunto da una delle molte multinazionali che operano in Bucarest avrà sicuramente accesso a salari più interessanti, soprattutto se confrontanti al costo della vita locale.

Il costo della vita di Bucarest

Il costo della vita di Bucarest è molto più alto di quello del resto della Romania. Siamo ancora molto lontani dai livelli dell’Europa più sviluppata, anche se si stanno avvicinando a grandi passi a quello delle grandi città del sud Italia.

Se pensate di cavarvela con pochi euro al mese, non è Bucarest il posto che fa per voi.

Vivere in Romania: Bucarest ma non solo

La Romania, a dispetto di quelle che potrebbero essere le convinzioni di chi non conosce profondamente questo paese, non è soltanto Bucarest.

Esistono moltissimi altri centri produttivi (pensiamo in misura maggiore a Cluj, Chisinau, la zona della Transilvania) che potrebbero interessare, come vedremo tra pochissimo, soprattutto a chi vuole spostare la propria azienda in Romania.

Si può e anzi si deve guardare cosa ha da offrire questo interessantissimo paese, prima di fossilizzarsi su posizioni che sembrano puntare tutte a Bucarest.

Aprire un’azienda in Romania: Ecco perché

Se ne sentono davvero di tutti i colori riguardo chi sposta le attività produttive in Romania: molti arrivano a tacciare gli imprenditori che scelgono questo paese per le loro attività produttive addirittura di tradimento, anche se le cose, al netto delle questioni morali, non stanno esattamente così:

  • la Romania è ancora un paese non pienamente sviluppato, e trasferire qui parte della ricchezza può sicuramente contribuire allo sviluppo del paese;
  • gli stipendi medi in Romania, a parità o quasi di diritti per i lavoratori, sono molto più bassi: si parla di 300-400 euro per la manodopera che svolge le mansioni meno importanti, contro i 1200-1500 euro in Italia, ai quali dovranno essere aggiunti inoltre gli emolumenti per la tassazione e l’INPS;
  • la manodopera rumena è di buona qualità: è preparata, soprattutto in alcuni settori e può contribuire alla realizzazione di prodotti che sono pari o quasi con quelli che altrimenti verrebbero prodotti in Italia.

In aggiunta ai vantaggi che vengono forniti dalla manodopera a basso costo, di devono aggiungere quelli della tassazione.

La tassazione sui redditi di impresa in Romania è soltanto al 16%, praticamente la metà di quello che viene applicato in Italia, cosa che si traduce automaticamente in maggiori possibilità di espansione e di guadagno.

Sono molti i settori nei quali è possibile operare in Turchia: su tutti il tessile, che ha già visto la ricollocazione di moltissime aziende gestite da italiani, anche se non è assolutamente questo l’unico caso.

Si ha anche la possibilità di produrre nel settore alimentare, nel legname, nel settore dei mobili, nel laterizio.

Le opportunità sono in realtà molte e una volta che ci si sarà stabiliti nel paese, sarà possibile avviare praticamente qualunque tipo di attività produttiva.

Anche le formalità per la gestione di una società di capitali sono estremamente ridotte, soprattutto se paragonate a quelle che sono costretti a fronteggiare i contribuenti italiani.

Moneta della Romania: il Lei

La Romania non utilizza (ancora) l’Euro e tutti gli scambi nel paese sono ancorati alla valuta locale, ovvero il Lei.

Nel momento in cui vi scriviamo il cambio è di 1 euro per circa 4,5 Lei, con la tendenza che sembra essere quella di un apprezzamento della valuta europea nei confronti della valuta locale rumena.

Questo vuol dire che guadagnando in Lei, almeno nel lungo periodo, avremo qualcosa da perdere.

Se la nostra clientela però paga in Euro, la cosa può facilmente trasformarsi in un vantaggio per la nostra impresa: gli stipendi rimarranno ancorati al Lei, mentre le entrate in Euro.

La differenza tra le valute vuol dire anche una maggiore inflazione nel paese, nonché la necessità di strappare un salario, nel caso in cui si dovesse lavorare come dipendenti, in Euro o in Dollari Statunitensi.

Italiani in Romania: potersi appoggiare ad una comunità forte

Chi volesse arrivare da pensionato, oppure per fondare la propria impresa in Romania, troverebbe comunque una buona rete di italiani in Romania, che se non possono offrire un supporto completo, possono comunque aiutare ad integrarsi.

Lavorare con altre aziende italiane è incredibilmente più facile che lavorare con aziende del loco, e il vantaggio è enorme rispetto a paesi dove invece gli italianisono pochi e sparpagliati.

Senza esagerare, la Romania è diventata una sorta di seconda Italia, uno di quei paesi che possono senza dubbio offrire ospitalità e “vivere italiano”, anche se ci si trova a migliaia di chilometri di distanza dalla madrepatria.

www.consulenzaromania.eu - Studio Pirovano

Consulenza per Iscrizioni all’Università di Medicina in Romania - HELP DESK

Ti piacerebbe studiare medicina all’estero? Pensi di non avere superato il Test di Medicina 2019 in Italia? Una delle alternative per frequentare Medicina senza test d’ingresso (o quantomeno dovendo superare una prova molto più semplice della nostra) è andare in Romania, dove si trovano alcune delle facoltà di Medicina e Chirurgia più celebri d’Europa. Una volta conseguito il titolo, inoltre, si può tornare a fare il medico in Italia senza bisogno di alcuna procedura burocratica. Insomma, se non avete ottenuto uno dei posti disponibili a Medicina dopo l’uscita della graduatoria, non vi scoraggiate! Andiamo vedere quali sono le procedure da seguire per accedere all’Università di medicina in Romania.

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Come funziona la facoltà di Medicina in Romania

Il corso di laurea in medicina ha una durata di 6 anni, per un totale di 360 crediti. Dal 2015, per accedervi è richiesto il superamento di un test d’ingresso e ogni ateneo fissa un limite nel numero di studenti stranieri che possono iscriversi alle singole università. Il test è in lingua rumena quindi dovrete frequentare un corso che vi prepari al meglio alla conoscenza della lingua del Paese. Il test è comunque più semplice del rispettivo italiano e prevede che venga preso in considerazione anche il voto di maturità. Così, se avete conseguito un buon punteggio alla maturità, sarete sicuramente avvantaggiati. In Romania è poi possibile seguire corsi in inglese, francese e rumeno.

L’università in Romania è molto pratica: sono previsti numerose prove sul campo e di laboratorio che permettono alla studente di rapportarsi immediatamente con le materie studiateLe classi sono al massimo di una ventina di persone. Gli esami si tengono tra i corsi e si dividono in test pratici e test teorici.

Studiare medicina in Romania: requisiti e documenti

In generale le iscrizioni devono avvenire entro fine Settembre e i documenti che vi serviranno saranno questi:

  • domanda di iscrizione scaricabile dal sito dell’Università;
  • diploma di scuola superiore in originale, più una copia notarile tradotta in rumeno;
  • conversione dei voti ottenuti nei relativi secondo il sistema rumeno (la traduzione deve essere autenticata);
  • copia tradotta in rumeno del certificato di nascita;
  • fotocopia del passaporto
  • 2 fotografie recenti;
  • copia e traduzione in rumeno dei documenti che certificano la residenza permanente all’estero;
  • una lettera che certifica che rilascio del Diploma di Maturità scritta dal Ministero dell’istruzione;
  • certificato medico.

Quanto costa studiare in Romania

Le tasse universitarie in Romania si attestano tra i 3.500 e i 5000 euro annuali. 

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Perche'​ i Romeni continuano a emigrare anche se gli stipendi sono ormai cresciuti da diversi anni di centinaia di Euro !? Vediamo ...........

La risposta e' naturalmente complicata e partendo dalla premessa che la verita' assoluta appartiene solo a Dio, cerchero' di fare chiarezza con i miei 14 anni di esperienza in Romania e tanta saggezza da vendere .... anche se qui riconosco che forse ho decisamente esagerato .... a questo fenomeno che non sembra arrestarsi, ovvero cari amici la popolazione Romena ogni anno che passa e' in netto calo numerico nonostante come andro' ad analizzare gli stipendi nel 2019 sono molto interessanti in questo momento, soprattutto per via delle molte multinazionali che hanno deciso di aprire il loro headquarter in questa nazione.

In questa tabella riporto la decrescita negli ultimi 15 anni.

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Popolazione stimata che vivra' in Romania nel 2050 - 15 milioni. [ 25 milioni nel 1990 ]

Si percepisce in maniera speciale nelle zone rurali questo problema dove trovare un giovane e' ormai una rarita', ma anche nelle citta' praticamente si puo' notare come in moltissime famiglie anche nel 2019 l'idea di passare a miglior vita... ehhh cosa avete capito ? cioe' l'idea di cercare un impiego meglio pagato in un altra nazione e' sempre un obiettivo vivo nella lora vita di tutti i giorni.

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" Gioventu' Romena 2050 " 




Con circa 3 milioni di emigrati partiti per l'Ovest, diretti principalmente verso la Spagna e l'Italia, e adesso per il Regno Unito, la Romania è il paese della Ue che conta il maggior numero di emigrati rispetto al totale della sua popolazione: all'incirca il 15%, precisamente il 14,9% secondo le stime delle Nazioni Unite che valuta in 3 milioni di rumeni residenti in un altro paese della Ue. L'urgenza più visibile è nel sistema sanitario, dove mancano i medici: nella città di Targoviste ci sono 8 medici della medicina d'urgenza per 500 mila abitanti. E 74 medici sono ultra 65enni e dovranno continuare a lavorare ......

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Ma perche' ??!! Se lo chiedono tutti gi specialisti delle risorse umane, gli imprenditori che non trovano piu' personale qualificato, gli assistenti sociali, le testate giornalistiche e perfino i romeni stessi che parlando di questo argomento non hanno trovato una spiegazione univoca per spiegare questa situazione.

Iniziamo a dire che il problema ....... incredibile a dirsi non e' da attribuire agli stipendi percepiti. Alcuni dati :

LE CITTA' DELLA ROMANIA CON GLI STIPENDI PIU' ALTI

Bucarest, con un salario mensile medio netto di RON 3.684 (EUR 790) e Cluj-Napoca, con RON 3.155 (EUR 678), guidano nella graduatoria delle contee rumene con i più alti stipendi medi netti nel 2018, secondo un'indagine del mercato del lavoro condotta dalla societa’ di consulenza Syndex, i cui dati sono stati pubblicati dalla pubblicazione Ziarul Financiar. Stipendi superiori a 2.600 RON (558 EUR) sono stati pagati anche nelle contee di Iasi (circa EUR 561), Sibiu (circa 566 EUR), Brasov (circa EUR 567 RON), Timis (circa EUR 624 ) e Ilfov (circa EUR 617).

Vale la pena menzionare anche i forti aumenti salariali del settore pubblico: Amministrazione, difesa, assistenza sanitaria e sociale ed istruzione. I recenti dati pubblicati dall'Istituto nazionale di statistica (INS), hanno rivelato che il guadagno medio netto è aumentato del 14,7% in Romania a maggio 2019 rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, a 3,101 RON (651 EUR). In termini reali, in linea con l'andamento dei prezzi al consumo, la crescita è stata del 10,2%.

NOTA : Gli stipendi in euro sono stati calcolati in base al tasso di cambio medio del 2018 della Banca nazionale della Romania: 1 euro = 4,6535 lei e del maggio 2019 pari a 1 euro = 4,7595 lei

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Allora .... certo non stiamo parlando di stipendi Europei, pero' e' interessante che tra le nazioni con gli stipendi piu' bassi e lontani da altre nazioni Europee la Romania ha comunque il primato per flusso di emigrazione. In pratica altre nazioni con lo stesso stipendio medio avrebbero dovuto avere lo stesso sciame migratorio. Ma non e' cosi.

La Romania in effetti se la gioca in materia di stipendi " bassi " con 10 Paesi con uno stipendio medio inferiore a 1.000 euro al mese. Tutti provengono dall’Europa orientale: Bulgaria (407 euro), Romania (563 euro), Lituania (566 euro), Lettonia (619 euro), Ungheria (686 euro), Polonia (768 euro), Croazia (824 euro), Slovacchia (845 euro), Repubblica ceca (882 euro) ed Estonia (942 euro).

Di tutte queste nazioni pero' solo la Romania ha un flusso migratorio incredibile.

A questo punto per capire il motivo socio-culturale che porta molti Romeni a Imigrare anche con stipendi piu' alti desidero proporre una citazione che rappresenta per me la chiave di lettura piu' realistica a questo fenomeno e che chiarisce la situazione :

"I soldi non possono comperare ciò che non è in vendita." [ proverbio cinese ]

In pratica la spiegazione che sembra prendere sempre piu' credito per spiegare questa migrazione continua e incessante e' che gli stipendi piu' alti non hanno ancora garantito ai Romeni alcune delle cose piu' fondamentali nella vita che purtroppo non si possono acquistare in un centro commerciale semplicemente con un entrata maggiore di soldi tutti i mesi e ovvero :

  • Una qualita' di vita soddisfacente che ancora manca in Romania e che non garantisce ancora servizi adeguati come strade, infrastrutture, qualita' nella Sanita' e negli ospedali pubblici dove ancora oggi se non offri i soldi sotto banco al dottore di turno ... puoi morire di un appendicite.
  • Un senso di fiducia verso le istituzioni politiche completamente assente nella maggior parte dei Romeni che vedono come la classe politica ancora di stampo comunista anche se non dichiarata, nonostante anche gli aiuti della Comunita' Europea fino al 2020 [ 15 miliardi di Euro ] non ha saputo realizzare un autostrada da Timisoara a Bucarest [ 550 km ] negli ultimi 30 anni, sapendo svendere praticamente le risorse primarie di questa nazione ad altre nazioni che ne hanno approfittato come per esempio ... appunto noi Italiani che deteniamo in questo momento il 10 % delle terre agricole della Romania.
  • Una prospettiva ottimista del fututo che manca nella maggioranza delle nuove generazioni in Romania costrette a viaggiare " a vista " chiedendosi che tipo di vita potranno garantire ai loro figli quando cresceranno in un contesto che purtroppo affonda ancora le sue radici in un clima di " maleducazione generale " tipica delle nazioni comuniste dove i sentimenti e l'educazione era soppressa per garantire al regime il pieno controllo delle menti e dei cuori di un popolo che pero' ne sta ancora pagando le conseguenze.

Cosa impariamo pero' cari amici in conclusione tutti noi da questo fenomeno socio-culturale che vede i nostri fratelli Romeni alle prese con queste drastiche decisioni familiari e che toccano le coscienze di qualsiasi persona a prescindere dalla razza dal colore della pelle o dalla cultura ?

Impariamo che nella vita non basta alzare dei freddi indici economici e aumentare il reddito a delle famiglie se prima non hai creato un " contesto ideale " ove spendere in assoluta armonia questi redditi guadagnati con abnegazione e sacrificio.

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Impariamo che i bisogni dell'uomo non si riassumono in un conto economico o in qualche centinaio di euro in piu' da spendere a fine mese ma in una ricerca di una felicita' e di una qualita' di vita che pero' ahime ... sembra che l'uomo non riesca piu' a garantirci nonostante i progressi e le promesse che i protagonisti dell'economia mondiale continuano a propinarci.

"La vita non si misura attraverso il numero di respiri che facciamo, ma attraverso i momenti che ci lasciano senza respiro."
(Maya Angelou)